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La rivoluzione relazionale in psicoanalisi
In questi ultimi anni si è svolta ed è ancora in atto una svolta nel modo di teorizzare l'esperienza psicoanalitica che taluni per la sua radicalità hanno battezzato con il nome di "rivoluzione relazionale" e che consiste principalmente nel sostituire le obsolete teorizzazioni dell'esperienza psicoanalitica che facevano perno sul concetto di "pulsione" con un nuovo paradigma che fa invece perno su quello di "relazione".
La conquista di questo posto centrale da parte del concetto di relazione nell'elaborazione teorica psicoanalitica dovrebbe sventare sin dall'inizio che possano essere misconosciuti i fondamenti sociali e interattivi degli accadimenti psicoanalitici.
I referenti teorici, gli iniziatori e gli esponenti principali della psicoanalisi intersoggettiva [
Sviluppatasi soprattutto a partire dagli anni 80, in questi ultimi venti anni e ancora poco conosciuta tra i non addetti ai lavori comprende tra i suoi maggiori rappresentanti psicoanalisti come:
- Heinz Kohut, psicoanalista di Chicago. La sua impostazione di pensiero psicoanalitica viene definita più propriamente "Psicologia del Sé" di cui egli è il caposcuola. Purtuttavia Kohut si può considerare uno degli ispiratori della più recente corrente di psicoanalisi intersoggettiva. Kohut che intendeva con il concetto di "Sè" l'Io riflessivo come quell'Io in grado di fare, ponendosi come soggetto, dell'Io stesso l'oggetto della sua conoscenza, spostò il suo interesse principale dall'indagine sulle strategie di gestione della libido o dell'aggressività addottate dal singolo individuo, alle strategie inventate e adottate da questi per salvaguardare la sua immagine unitaria, il Sé appunto. Si è occupato conseguentemente quindi principalmente dei disturbi dell'autostima e della personalità narcisistica.
- Robert D.Storolow psicoanalista di Los Angeles di formazione fenomenologica subisce influenze della psicoanalisi del Sé, relazionale e interpersonale prima di pervenire ad una visione teorica e pratica psicoanalitica più accentuatatamente intersoggettiva. Le sue pubblicazioni in questo senso risalgono al 1979.
- George E.Atwood psicoanalista dell'Istituto di Psicoanalisi Intersoggettiva di New York.
- Jessica Benjamin psicoanalista di New York e docente di psicoterapia e psicoanalisi alla New York University. Nel suo pensiero la psicoanalisi si amalgama, grazie proprio alla prospettiva intersoggettiva, con il pensiero elaborato dai movimenti femministi. La psicoanalisi intersoggettivista che professa è tale ch'essa ritiene gli stessi Stolorow e Atwood più propriamente interpersonalisti e che quindi a torto li si qualifichi come intersoggettivisti.
- Stephen A. Mitchell psicoanalista di New York e docente alla New York University. Ha guidato la scuola di psicoanalisi interpersonale fondata negli anni '30 da Harry Stuck Sullivan, tuttavia taluni autori lo inseriscono nell'elenco dei nuovi psicoanalisti di impianto teorico intersoggettivista.
- B. Brandchaft, J. Fosshage, Donna M.Orange, Arnold Modell, Thomas Ogden, Owen Renik, Harold Searles, Colwyn Trewarthen, Levenson, Greenberg, Ritvo, B. Beebe, Lachmann, Rosenfeld, e Ste
La concezione relazionale della mente
La teoria psicoanalitica di cui si fanno assertori si caratterizza per la loro affermazione circa la concezione della mente come relazione. Da quì anche il riferirsi all'insieme dei loro studi e ricerche come "Psicoanalisi Relazionale".
Una revisione del concetto di inconscio
Pur non negando la validità del concetto di inconscio che è il cardine del pensiero psicoanalitico sin dalle sue origini e che è ciò che contraddistingue la psicologia psicoanalitica propriamente detta da altri sistemi di pensiero psicologici, ritengono tuttavia che l'immagine dell'inconscio elaborata da Freud risente ancora di una concezione della mente d'influenza cartesiana. Per gli intersoggettivisti anche l'inconscio è relazionale, il che significa che nasce nella relazione, è un prodotto della relazione e rimanda costantemente alla relazione. Questa nuova impostazione dovrebbe sventare una possibile reificazione dell'inconscio in quanto, all'interno di una concezione relazionale della mente, sarebbe contraddittorio concepirlo come un oggetto reale.
La critica del mito della mente isolata
La critica del mito della mente isolata condotta dagli intersoggettivisti è rivolta non solo ma soprattutto alla psicoanalisi classica o pulsionale o meglio a quel che di essa ancora rimane dopo le revisioni teoriche operate negli anni dalla psicologia psicoanalitica dell'Io prima e poi dalla psicoanalisi delle relazioni oggettuali.
Essi partendo da una critica radicale e conseguente a livello sia teorico che pratico di quello che a loro modo di vedere considerano soltanto un mito e che pertanto definiscono sinteticamente appunto con il termine di "mito della mente isolata" mettono l'accento soprattutto ai vissuti relativi al transfert e al controtransfert del paziente e dell'analista ovvero ai veri due termini della relazione psicoanalitica che considerano di primaria importanza rispetto ad ogni altra considerazione psicoanalitica. Nello stesso tempo il criterio operativo che adottano è relativo appunto all'intersoggettività che emerge e si dispiega in questa relazione duale ch'essi cercano di risvegliare e di prommuovere senza più alcuna delle vecchie preoccupazioni di oggettività che erano invece tipiche della psicoanalisi delle origini con quelle sue ambiziose pretese di scientificità che fa il vanto delle scienze naturali soprattutto e che in psicoanalisi sono risalenti allo stesso Sigmund Freud per il quale era irrinunciabile un'allineamento della disciplina psicoanalitica al metodo scientifico.
Questa loro critica al mito della mente isolata è ciò che li ha caratterizzati principalmente rispetto ad altre scuole e correnti della psicoanalisi più recente e che li ha fatti conosciere presso un più vasto pubblico.
Storicamente gli intersoggettivisti rinvengono nel filosofo francese Cartesio e nella sua peculiare concezione della mente il momento in cui tale mito si origina e comincia a propagarsi facendo proseliti anche al giorno d'oggi. Il dualismo gnoseologico e ontologico che ne deriva è una inevitabile conseguenza di una concezione della mente non relazionale.
Dal punto di vista filosofico l'orientamento intersoggettivista in psicoanalisi risente del pensiero filosofico ermeneutico e in particolare dell'ermeneutica ontologica di Hans-Georg Gadamer che affonda le sue radici nella fenomenologia di Edmund Husserl ma soprattutto di Martin Heidegger
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