Un sogno, qualcosa di effimero, irreale, lontano, alieno, inafferrabile, sfuggente, evanescente, che come è arrivato se ne può andare.
Altre volte il sogno resta e non se ne va via da solo, e ci richiama ogni giorno a cercare giustificazioni con noi stessi sul perchè non ci prendiamo cura di lui e non lo autorizziamo a nascere.
A volte il sogno può essere quella ragione di vita che non troviamo, quel “grande cocomero” per il quale vorremmo svegliarci la mattina, ma rimane nascosto a noi stessi e agli altri.
A volte poi accade che ci cimentiamo sulla strada del nostro sogno, ma qualcosa nel nostro corpo ci parla e ci comunica segnali di malessere, le emozioni urlano voci contrapposte che non riusciamo a decifrare, come se parti di noi diverse ci chiedessero di stare in posti diversi. Il posto della tranquillità, della sicurezza, dell’adattamentoda, e il posto del cambiamento, del desiderio, del movimento, dall’altra.
Convinti che una certa situazione sia auspicabile per noi, ci accorgiamo magari che non ci fa stare bene, anche se era cristallizzata nei nostri sogni da anni.
Che cosa è successo? Paure e fantasmi hanno sfocato la luncentezza del sogno? Bagliori troppo forti hanno offuscato i nostri occhi assuefatti dalla nebbia? Oppure il nostro sogno lo avevamo già realizzato ma non ce eravamo accorti, e pensavamo che non fosse abbastanza, non paghi di chiedere a noi stessi sempre più sforzi e più fatiche.
Allora che cos’è il desiderio? E cos’è la consapevolezza di sè?
Siamo davvero capaci di ascoltarci con benevolenza? E sappiamo provare gratitudine per noi stessi, nel cercare di essere pienamente ciò che siamo, in tutte le nostre innumerevoli e inesplorate potenzialita?
Pieval
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