lunedì 5 maggio 2008

Jung: l'individuazione

La complessità dell’essere umano per Jung non si riduce alle due dimensioni della coscienza e dell’inconscio. Nell’ottica junghiano, quello della personalità è un teatro sul cui palcoscenico compaiono molti attori. La Persona, in primo luogo. La parola persona in latino indica, appunto, la maschera che gli attori portavano sul palcoscenico e che caratterizzava il personaggio. Persona è, appunto, la maschera che indossiamo quotidianamente, il lato della nostra personalità che mostriamo agli altri, tutto ciò che noi siamo in relazione ai diversi ambienti in cui ci troviamo a vivere. La Persona rappresenta, in altri termini, il nostro lato esteriore. Il nostro lato interiore, intimo, sentimentale invece è rappresentato dall’Anima. In un uomo, l’Anima è anche il lato femminile. Per Jung, infatti, non esiste nulla che sia puro, privo dei segni del suo contrario, e ciò vale anche per la personalità. Un uomo porta in sé qualcosa di femminile, così come la donna ha in sé un lato maschile. Il simbolo cinese, ben noto, dello yin e dello yang (che rappresenta un cerchio diviso in una parte bianca e una nera, ma con un punto bianco nella parte nera e uno nero nella parte bianca) rappresenta alla perfezione questa complementarità di maschile e femminile. E se il femminile nell’uomo è l’Anima, il maschile nella donna è l’Animus. L’Anima porta l’uomo a quelle idealizzazioni della figura femminile che sono così frequenti nella letteratura, ma anche nei miti e nelle leggende, ma anche nella vita quotidiana. L’uomo privo di un rapporto corretto con la propria Anima proietta sulla donna una immagine che in realtà é interiore, esponendosi a delusioni facilmente immaginabili. La donna è spinta dal suo lato maschile, l’Animus, verso la figura dell’eroe, così frequente nei suoi sogni e nel suo immaginario. Nella vita quotidiana, può essere alla base della scelta di un uomo molto più anziano o che, per il ruolo sociale, si ritiene dotato di qualche prestigio particolare. Anche in questo caso un rapporto poco sereno con l’Animus può causare non pochi problemi.

Un attore inquietante che compare sul palcoscenico della personalità – e che, a dire il vero, si vorrebbe lasciare dietro le quinte – è l’Ombra. Essa rappresenta il lato negativo della nostra personalità, il nostro Mr Hyde, quell’insieme di tendenze, di inclinazioni, di desideri che ci spaventerebbero se ne divenissimo coscienti. Ognuno, volendo, può rendersi conto di questi aspetti della sua personalità. L’atteggiamento più saggio non è il rifiuto, che comporta il rischio di far vivere all’Ombra una vita autonoma, ma l’integrazione dell’Ombra nel resto della personalità, come un attore poco piacevole ma il cui ruolo è indispensabile per la buona riuscita della rappresentazione.

L’Io, l’attore che rappresenta la nostra coscienza, non è dunque che un attore tra gli altri. In altri termini, noi non siamo solo la nostra coscienza. Siamo una molteplicità di elementi, spesso in conflitto tra di loro, ma che è anche possibile armonizzare ed equilibrare, proprio come gli attori su un palcoscenico possono essere guidati da un regista. Il Sé (Selbst in tedesco) rappresenta questa armonia raggiunta tra i diversi attori della nostra personalità. Non è un elemento psichico come gli altri, ma rappresenta una meta, qualcosa che l’uomo deve sforzarsi di raggiungere durante tutta la sua vita. Il processo con il quale l’uomo realizza il Sé, trovando un equilibrio tra tutti gli elementi della sua personalità, è ciò che Jung chiama individuazione. Alla nascita, noi non abbiamo una personalità sicura, siamo parte del nostro ambiente. Lo sviluppo consiste in una progressiva affermazione della propria singolarità, che passa attraverso alcune tappe universali. In particolare, tra i trenta e i trentacinque anni avviene per Jung una svolta, con la quale si passa mandalanella seconda età della vita e si affrontano problemi fino ad allora sconosciuti. Una persona sana affronta il passare del tempo con serenità ed equilibrio, integrando quegli aspetti negativi che sono rappresentati dall’Ombra e, soprattutto, accettando la morte. Con la vecchiaia, l’uomo si volge verso la realtà interiore e conquista il suo inconscio, attingendo una profondità che è sconosciuta a tutte le altre età della vita. Quando ciò accade, una esistenza esprime una compiutezza che fa pensare ad una figura geometrica che al tempo stesso ha un profondo significato religioso: il mandala. I mandala sono figure artistiche che appartengono a diverse culture, ed in particolare a quella buddhista tibetana, e vengono usato come supporto per la meditazione. Rappresentano un cerchio al cui interno sono inscritti un quadrato e diverse figure. La circonferenza rappresenta il Sé, che armonizza e chiude gli elementi della personalità in una unità pacificata e pronta ad affrontare il proprio destino.

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