Dall’origine etimologica del termine si desume il suo nucleo concettuale che si riferisce a:
* alle apparenze esterne e allo stile della condotta di un individuo quando è in rapporto con gli altri e l’ambiente ;
* all’insieme delle aspettative circa l’adozione da parte degli altri di determinati modelli di comportamento ;
* all’organizzazione di modi di essere, di pensare e di agire che assicura unità, coerenza, stabilità e progettualità alle relazioni dell’individuo con il mondo .
Il termine personalità può essere utilizzato come criterio di comunanza, per individuare e descrivere l’insieme delle caratteristiche, delle disposizioni, dei modi di agire comuni agli individui e che ci consentono di classificare i soggetti che li posseggono come, ad es., estroversi, socievoli ecc.
Il termine può essere usato anche come criterio di singolarità per individuare e descrivere le caratteristiche, disposizioni, modi di agire unici di un individuo e che ci consentono di distinguere la persona che li possiede da tutte le altre .
Dare una definizione scientifica del termine è, indubbiamente, molto più difficile data la complessità del concetto che designa.
Secondo Allport (1938) , “la personalità è l’organizzazione dinamica, interna all’individuo, di quei sistemi psicologici che sono all’origine del suo peculiare genere di adattamento all’ambiente”.
Questa definizione sottolinea alcuni aspetti centrali del concetto:
1. la personalità non è una struttura statica e fissa, data una volta per tutte, ma è dinamica ed in costante evoluzione;
2. la personalità non è una struttura semplice e lineare, ma è complessa poiché è costituita da più sistemi psicologici in interazione tra loro e con l’ambiente;
3. la personalità si riferisce allo stile di reazione del soggetto di fronte alle stimolazioni ambientali e al suo generale stile di adattamento all’ambiente;
4. la personalità adulta si forma per il concorso e l’interazione tra fattori costituzionali innati e fattori ambientali ed educativi.
LE PRINCIPALI TEORIE
Dopo gli studi di Allport – ai quali viene fatta risalire l’origine della disciplina nota come Psicologia della personalità - , molti altri studiosi si sono interessati all’indagine sulla struttura e la dinamica, nonché sulla nascita e l’evoluzione della personalità individuale.
In particolare, secondo Caparra e Pastorelli (1994), la Psicologia della personalità si è storicamente esplicata nello studio della struttura e della dinamica della personalità.
Lo studio della struttura della personalità riguarda l’organizzazione del sistema di tratti che la costituisce e che è specifico di ciascun individuo.
A questo proposito, i vari studiosi non sono concordi ne definire la natura e il numero di tratti che ne costituisce l’architettura:
secondo alcuni i tratti sarebbero:
* elementi geneticamente costitutivi della personalità,
* aventi una base neurobiologica,
* distinguibili in tratti di base e tratti secondari che intorno ai primi si organizzano,
* i tratti di base sarebbero i fattori in grado di determinare la condotta;
secondo altri studiosi, i tratti:
* sono configurazioni secondarie della personalità e del carattere, che derivano – cioè – dall’interazione del soggetto con l’ambiente,
* non sono da intendersi come le determinanti uniche della condotta.
Lo studio della dinamica della personalità riguarda il suo funzionamento, i processi che presiedono alla costruzione del sé e dell’identità personale, i processi di autoregolazione e di interazione con l’ambiente.
Da queste diverse focalizzazioni, sono derivati numerosi indirizzi teorici e di ricerca sui fattori strutturali e sui processi dinamici che contribuiscono a definire le differenze individuali di personalità.
Seguendo la classificazione proposta da Caparra e Pastorelli (1994), possono essere distinti tre principali indirizzi sulla base del metodo utilizzato – clinico, correlazionale o sperimentale - e del focus principale dell’ indagine:
1. gli INDIRIZZI CLINICI riconducibili agli approcci psicanalitici e fenomenologico-esistenziali, interessati all’analisi della dinamica della personalità oltre che della sua strutturazione psichica;
2. gli INDIRIZZI CORRELAZIONALI che indagano la struttura della personalità nei termini di sistema di tratti;
3. gli INDIRIZZI SPERIMENTALI che mirano a spiegare le leggi generali che regolano la strutturazione e il funzionamento della personalità.
Seguendo la classificazione proposta da Canestrai e Godino (1997), è possibile distinguere le diverse teorie della personalità secondo due principali dimensioni:
TEORIE INNATISTE TEORIE AMBIENTALISTE
TEORIE IDIOGRAFICHE TEORIE DEI TRATTI
Allport
TEORIE COSTITUZIONALISTE
TEORIE NOMOTETICHE TEORIE DEI TRATTI
Cattell
Eysenck
TEORIE COSTITUZIONALISTE
Gall
Sheldon
Studi bio-genetici TEORIE COMPORTAMENTISTE
TEORIE SOCIO-COGNITIVE
1. IDIOGRAFICA-NOMOTETICA:
sono IDIOGRAFICHE (dal gr.= scrittura su qualcosa di singolare o unico) quelle teorie basate sullo studio intensivo di casi singoli volte a comprendere l’origine delle caratteristiche peculiari ed uniche di ogni individuo;
sono NOMOTETICHE (dal gr.= che dispone una legge, una norma) quelle teorie basate su studi estensivi di gruppi numerosi di soggetti volte a spiegare i meccanismi (o leggi) generali e universali che originano le differenze individuali di personalità.
2. INNATISTA-AMBIENTALISTA:
sono INNATISTE quelle teorie che sostengono che la predisposizione e l’eredità sono i fattori predominanti nello sviluppo della personalità e sono in grado di spiegare quasi tutte le differenze individuali; queste teorie sono particolarmente interessate allo studio dei meccanismi di trasmissione ereditaria e biologica delle differenze individuali;
sono AMBIENTALISTE quelle teorie che sostengono che le esperienze e le sollecitazioni ambientali sono i fattori determinanti nel modellare una struttura genetica costante ed omogenea e sono, dunque, i fattori predominanti nel determinare le differenze individuali; queste teorie sono maggiormente interessate allo studio dei processi d’influenzamento, ambientale, educativo e culturale.
Difficilmente restringibili in un siffatto schematismo sono le TEORIE PSICODINAMICHE della personalità (Freud, Jung, Adler, Erickson) che - pur basandosi sullo studio intensivo di numerosi casi clinici - aspirano alla formulazione di leggi universali di funzionamento ed evoluzione della personalità e - pur individuando nelle caratteristiche costituzionali-pulsionali-biologiche le determinanti della strutturazione della personalità – riconoscono il ruolo fondamentale giocato dalle esperienze di interazione-relazione con l’ambiente.
LE TEORIE PSICODINAMICHE
Insieme alle teorie fenomenologico-esistenzialiste, le teorie psicodinamiche costituiscono - soprattutto nella prima fase storica di sviluppo della disciplina - un modello di psicologia della personalità che ha il merito di superare il riduttivismo e il molecolarismo della psicologia sperimentale e di allargare l’interesse dallo studio dei singoli processi e funzioni allo studio della personalità globale.
La teoria di Freud
In Freud non troviamo una definizione di personalità, ma possiamo derivarla dal suo modello dell’organizzazione dell’apparato psichico e dello sviluppo psicosessuale.
La personalità è:
A. un’organizzazione stabile di affetti, cognizioni e comportamenti che riflette il rapporto tra le diverse istanze psichiche (Es, Io e Super-Io);
B. il risultato dell’equilibrio prevalente dei meccanismi di difesa (negazione, rimozione, proiezione, spostamento, sublimazione);
C. un modo di mettersi in relazione con il mondo esterno frutto delle modalità con cui sono state affrontate e superate le difficoltà evolutive nelle varie fasi dello sviluppo psico-sessuale (orale, anale, fallica, di latenza, genitale).
Per l’approfondimento circa la teoria genetico-strutturale, la teoria dello sviluppo psico-sessuale e la teoria della dinamica pulsionale e dei meccanismi di difesa, vedere Canestrai, Godino pp. 347-351 o Caprara, Gennaro124-136.
Qui è importante porre l’accento su come la teoria psicoanalitica freudiana sia una teoria generale del funzionamento e dello sviluppo psichico e un modello esplicativo dello sviluppo e della differenziazione della personalità, sia normale che patologica. In essa, fondamentale importanza viene attribuita al ruolo dei fattori biologici e del loro correlato psichico (le pulsioni), che risultano gli elementi motivazionali inconsci intorno a cui si strutturano le istanze psichiche e le dinamiche interne del rapporto tra di esse.
Essa si pone in contrasto con le teorie contemporanee della psicologia scientifica che parcellizzavano il funzionamento della psiche nelle sue singole funzioni, senza riuscire a coglierne la complessità della strutturazione e del funzionamento se non da un punto di vista prettamente neurofisiologico; essa si contrappone anche alle teorie comportamentiste introducendo lo studio degli aspetti inconsci del funzionamento mentale, non osservabili per definizione.
La teoria di Adler
Tra gli allievi di Freud, il primo a differenziarsi e distanziarsi dal maestro fu Adler (1907), il quale:
* ridefinì il concetto di pulsione: la pulsione fondamentale che organizza lo psichismo non è quella sessuale, ma la spinta al superamento della propria inferiorità relativa sia agli altri che all’ideale dell’Io (spinta al superamento di sé);
* riabilita la sfera della consapevolezza;
* attribuì maggiore importanza ai fattori socio-relazionali e storico-culturali nello sviluppo della personalità.
La teoria di Jung
Jung, anch’egli allievo di Freud, elaborò una teoria psicanalitica per molti aspetti diversa da quella del maestro.
* Ridefinì il concetto di pulsione sessuale: la libido è l’energia psichica, una energia vitale con un carattere più esteso che comprende sentimenti e affetti diversi e di cui la spinta sessuale è solo uno degli aspetti.
* La personalità è formata da tre componenti:
A. L’EGO: l’esperienza identitaria a livello cosciente, ciò che il soggetto sente di essere;
B. La PERSONA: gli aspetti dell’Ego che sono apparenti agli altri, il sé sociale, ciò che il soggetto mostra o deve mostrare agli altri.
C. L’INCONSCIO PERSONALE: l’insieme delle cognizioni, delle emozioni e delle esperienze rimosse; corrisponde al pre-conscio di Freud.
A differenza di Freud, Jung non concepisce il conscio e l’inconscio/il razionale e l’irrazionale come contrapposti, ma come componenti complementari del funzionamento psichico.
* Introduce il concetto di INCONSCIO COLLETTIVO: insieme di tendenze profonde che trascendono l’esperienza personale del soggetto e che sono frutto dell’evoluzione della specie umana. Esso spinge tutti gli esseri umani a rispondere in modo analogo a determinate categorie di stimoli, indipendentemente dalle predisposizioni costituzionali e dalle esperienze pregresse.
* L’INCONSCIO COLLETTIVO è organizzato intorno agli ARCHETIPI = tendenze ereditarie comuni , aspetti inconsci che orientano lo sviluppo nell’arco di vita (animus/anima, puer/senex, ecc.) in ogni fase dello sviluppo psichico lo sviluppo della personalità non è solo l’esito dell’equilibrio tra le diverse componenti della psiche o del superamento delle fasi di sviluppo, ma è anche un processo di dispiegamento del sé o processo di individuazione.
* La Personalità = risultato di una storia personale, di una storia collettiva, di un’istanza che opera in ciascun individuo per la realizzazione di sé.
Gli sviluppi della teoria freudiana
PSICOLOGIA DELL’IO:
Teoria generale della struttura e del funzionamento psichico
A. Freud. , Hartmann, Rapaport, Spitz, Erikson,
La teoria di Erikson
PSICANALISI DELLE RELAZIONI OGGETTUALI
Approccio evolutivo
Primato della clinica
Primato dell’importanza delle relazioni oggettuali della prima infanzia
M. Klein, Winnicott, Bowlby
LE TEORIE FENOMENOLOGICHE-ESISTENZIALI
Gli indirizzi fenomenologico-esistenziali hanno enfatizzato l’originalità dell’esperienza soggettiva e il diritto di ogni individuo di realizzare il proprio progetto di vita, individuando negli ostacoli alla realizzazione di tale progetto le cause principali del disagio e dello sviluppo distorto della personalità.
TERZA VIA DELLA PSICOLOGIA DELLA PERSONALITA’ rispetto alla psicanalisi e al comportamentismo:
diversamente dalla psicanalisi – che vede la personalità come risultante delle vicissitudini pulsionale -, le teorie feno,enologico-esistenzialiste considerano la personalità come l’espressione del Sé che tende alla piena auto-realizzazione, in modo intenzionale e attivo;
diversamente dal comportamentismo – che limita lo studio della psicologia al comportamento oggettivabile e osservabile -, esse riportano al centro della psicologia lo studio della soggettività e dell’esperienza vissuta.
La teoria del Sé di Rogers
LE TEORIE GESTALTISTE
La teoria del campo di Lewin
LE TEORIE DEI TRATTI
La personalità – in quanto sistema complesso di componenti psicologiche - è costituita da più tratti, vale a dire da organizzazioni relativamente stabili di modi di sentire, pensare e agire, da tendenze stabili nel riprodurre determinati comportamenti in determinate situazioni .
Il costrutto di tratto rimanda a più aspetti caratteristici che distinguono una data personalità dalle altre e consentono di classificarla. Ogni personalità, infatti, è definita e caratterizzata da una certa costellazione di tratti peculiari ed ogni persona possiede i diversi tratti con modi e intensità variabili.
Il concetto di tratto, già implicito nella teoria razionale-analogica di Ippocrate, è stato oggetto di numerose controversie in quanto inteso in maniere differenti:
* secondo i sostenitori delle TEORIE DEI TRATTI, essi corrisponderebbero a dei sistemi neuropsichici in larga misura innati (TEORIE INNATISTE);
* secondo i più scettici, essi corrisponderebbero a dei costrutti nella mente dell’osservatore utilizzati per individuare e classificare – operando una indebita riduzione di complessità – determinate modalità di sentire, pensare e comportarsi ritenute tipiche di determinate categorie di individui (TEORIE AMBIENTALISTE RADICALI- CONVENZIONALISTE);
* secondo coloro che assumono una posizione intermedia tra le precedenti, i tratti sarebbero costellazioni cognitivo-affettive-comportamentali che si costruiscono nell’ontogensi in forza delle interazioni reciproche tra l’organismo e l’ambiente (es.: TEORIE PSICODINAMICHE, TEORIE ) .
I sostenitori delle TEORIE DEI TRATTI affermano che gli individui sono predisposti fin dalla nascita, per natura ed eredità genetica, a reagire e a comportarsi secondo stili e tipologie peculiari di condotta che possono essere sistematizzati come tratti del carattere o della personalità.
In quanto innatiste, esse sottolineano la predisposizione e l’eredità come fattori predominanti nello sviluppo della personalità in grado di spiegare quasi tutte le differenze individuali.
La teoria dei tratti di Allport
TEORIA INNATISTA-IDIOGRAFICA
Il metodo: analisi lessicale.
Il concetto di personalità: unità dinamica e complessa, in cui si coniugano in modo equilibrato fattori biologici, psicologici e sociali.
Il concetto di tratto: sistemi neuropsichici, disposizioni stabili che affondano le proprie radici nella realtà biofisica dell’individuo e che assicurano una coerenza alla condotta, al comportamento espressivo e di adattamento all’ambiente. Essi si sviluppano in disposizioni dinamiche e interdipendenti secondo modi specifici che dipendono dalle esperienze di ciascun individuo.
Esiste una gerarchia di tratti , secondo il rapporto di dominanza e generalità dei tratti stessi:
1. al vertice della gerarchia, i tratti cardinali: le motivazioni e le passioni prevalenti che sono peculiari di una persona e ne orientano ogni aspetto della vita, nel senso che dominano tutte le sue manifestazioni e attività;
2. i tratti centrali: le disposizioni che hanno un’influenza pervasiva e sistematica sul comportamento dell’individuo (es., industriosità, pigrizia, socievolezza, introversione ecc.);
3. i tratti secondari: le preferenze/avversioni che riguardano aspetti circoscritti del comportamento.
Secondo la teoria dei tratti di Allport, l’ambiente interverrebbe in modo massiccio ad influenzare i tratti secondari di una personalità, avrebbe un effetto limitato sui tratti centrali, nessuna influenza sui cardinali.
La teoria dei tratti analitico-fattoriale di Cattell
TEORIA INNATISTA-NOMOTETICA
Il metodo: tecnica statistica dell’analisi fattoriale: consente di inferire un minor numero di variabili ipotetiche (fattori, dimensioni latenti), indicative degli elementi comuni sottostanti un maggior numero di variabili osservate (dati empirici che condividono elementi comuni).
Il concetto di personalità: ciò che consente la previsione di ciò che la persona farà in una determinata situazione.
Il concetto di tratto: strutture mentali, inferite dall’osservazione del comportamento, che descrivono la personalità e che rendono ragione di tale previsione.
Lo studio della personalità = studio dei tratti che la caratterizzano
Esiste una gerarchia di tratti
* superficiali: gruppi particolari di manifestazioni; aspetti che sembrano variare in modo congiunto, visibili da un osservatore esterno;
* sorgente/originari: sono alla base dei primi; strutture soggiacenti che danno coerenza alla personalità ma non sono colti come manifestazioni esterne, visibili dall’osservatore;
I tipi di tratti:
* temperamentali: relativi agli aspetti formali del comportamento;
* dinamici: relativi alle componenti motivazionali dello stesso;
* di abilità: relativi all’efficienza del comportamento.
Cattell sottolinea come:
- alcuni tratti sono connaturati alla costituzione dell’individuo,
- altri sono il risultato delle influenze ambientali,
- altri si osservano solo in condii psicopatologiche.
Cattell ha individuato 16 tratti o “fattori bipolari di personalità” contrapposti a due a due per qualità e direzione (es.: socievolezza vs. indipendenza [tratto di superficie] ; dominanza sottomissione [tratto sorgente del precedente])
Ha poi costruito un test di personalità 16PF (16 Personality Factors ) :
- test oggettivo di personalità
- 108 voci nella forma standard
- Si distingue dall’MMPI poiché:
o fornisce un profilo di personalità che non fa riferimento a criteri clinici e/o alla presenza di disturbi consente di elaborare un profilo di personalità;
o essendo alcune combinazioni di profilo peculiari ed indicative di certi disturbi può essere usato anche per le diagnosi cliniche.
- Il profilo ottenuto con il 16PF è dato da un punteggio di 16 scale relative a fattori bipolari per un totale di 32 fattori. Le scale possono essere:
o Sten: punteggi graduati da 1 a 10 (da 1 massimo fattore polare di snx e 10 massimo fattore polare di dx)
o Stenine: punteggi graduati da 1 a 9 (da 1 massimo fattore polare di snx e 9 massimo fattore polare di dx).
- Un altro uso ricorrente del 16PF è come test attitudinale nella selezione del personale, in aggiunta a test più dettagliati e specifici.
La teoria tipologica dei tratti di Eysenc
TEORIA INNATISTA-NOMOTETICA
Il metodo: tecnica statistica dell’analisi fattoriale: consente di inferire un minor numero di variabili ipotetiche (fattori, dimensioni latenti), indicative degli elementi comuni sottostanti un maggior numero di variabili osservate (dati empirici che condividono elementi comuni).
Esiste una gerarchia di tratti , secondo diversi livelli di specificità o generalità:
* Le risposte specifiche : comportamenti che possono o meno essere stabili nel tempo e nelle diverse situazioni, che possono o meno essere indicativi delle caratteristiche proprie dell’individuo (es.: bere il cappuccino con lo zucchero di canna).
* Le risposte abituali: comportamenti che si ripetono con stabilità e frequenza e sono indicativi di un certo stile di reazione che tende a ripresentarsi in situazioni simili (es.: tutte le volte che prendo il cappuccino al bar, lo prendo con lo zucchero di canna).
* I tratti: insieme di condotte collegate tra loro in modo caratteristico, indicative di tendenze esterne relativamente stabili che risultano dall’aggregazione di risposte simili (es.: socievolezza, impulsività, attività, ecc.).
Ad un livello superiore rispetto ai tratti, Eysenck postula l’esistenza dei tipi vale a dire costellazioni di tratti correlati che si organizzano intorno a 3 dimensioni fondamentali definite come 3 super fattori:
* l’estroversione-introversione (tipi corrispondenti: estroverito-introverito)
* la stabilità-instabiltà emotiva o nevroticismo (tipi corrispondenti: stabile-intabile emotivamente)
* lo psicoticismo .
I tipi sono determinati biologicamente, nel senso che le costellazioni di tratti che essi comprendono – e quindi le modalità più generali di reazione – corrispondono ad un diverso livello di funzionamento e fisiologico dell’organismo.
Ad es., il grado di introversione o estroversione sarebbe una misura dell’eccitabilità corticale (arousability) risultante dall’attività del sistema reticolare ascendente: gli introversi, a motivo di un elevato livello di aruosal interno, tendono ad evitarela stimolazione esterna per evitare un eccessivo livello di stimolazione; mentre gli estroversi, a motiv di un più basso livello di arousal, sono più inclini a ricercare stimolazioni esterne per preservare o raggiungere un livello complessivo di stimolazione che si configuri come ottimale.
Introversi: > arousal < stimolazione ext
Estroversi: < arousal > stimolazione ext
I disturbi di personalità avrebbero una matrice organica e andrebbero trattati con trattamenti somatici o farmacologici.
La teoria dei tratti-tipi di Eysenck è molto controversa da un punto di vista scientifico, in quanto la dimostrazione dell’esistenza di tipi di personalità – intesi come manifestazioni di disposizioni fisiologiche interne, innate e non influenzabili dalle esperienze - risulta di difficile realizzazione; essa, infatti, implicherebbe la possibilità di verificare attraverso studi longitudinali che ricoprono l’intero arco della vita di numerosi soggetti la omogeneità e la costanza dei tratti e delle tipologie generali di risposta di quegli individui.
I dati di cui disponiamo sono scarsi e poco rappresentativi. Seppure la maggior parte delle ricerche depongono a favore dell’esistenza di “stili di reazione” presenti già nella prima infanzia e che corrisponderebbero a determinate caratteristiche cliniche di personalità nell’età adulta, esse non consentono di affermare l’esistenza di schemi di reazione che siano biologicamente predeterminati e insensibili alle esperienze d’interazione con l’ambiente fisico e sociale circostante.
La teoria dei Big Five
Numerose ricerche confermano la validità della TEORIA DEI BIG FIVE – i cinque grandi fattori o dimensioni della personalità:
• estroversione-introversione
• gradevolezza-ostilità
• coscienziosità
• stabilità emtiva-nevroticismo
• apertura mentale-cultura.
I cinque fattori sono emersi, indipendentemente dalle tecniche fattoriali usate, dalla natura e dalle procedure di valutazione, dalle caratteristiche delle popolazioni, dai contesti linguistici e culturali.
Agli stessi fattori è, inoltre, risultata riconducibile la struttura latente di molti test di personalità.
Per la misura dei Big Five possono essere utilizzati i seguenti test di personalità:
• il NEO PERSONALITY INVENTORY (NEO-PI)
• il BIG FFIVE Q UESTIONNAIRE (BFQ).
LE TEORIE COSTITUZIONALISTE
I sostenitori delle TEORIE COSTITUZIONALISTE affermano l’esistenza di una corrispondenza tra costituzione fisica e caratteristiche di personalità, nonché l’ipotesi di poter pervenire ad una classificazione degli individui in termini di tipi corrispondenti al possesso di certe caratteristiche fisiche e comportamentali.
Nel corso del tempo, si sono andati definendo tre principali filoni di ricerca in quest’ambito:
* il primo si basava sull’analisi di corrispondenze tra proprietà di funzionamento del SNC e caratteristiche di personalità (Ippocrate e Pavlov);
* il secondo si basava sull’analisi delle corrispondenze tra caratteristiche somatiche e caratteristiche della personalità (Gall, Sheldon);
* il terzo – più recente – si basa sullo studio dell’ereditarietà di alcune caratteristiche personologiche.
Di questi filoni oggi resta molto poco e quanto resta è comunque molto controverso.
Anche rispetto al più recente di essi – interessato alla ricerca dell’ereditarietà dei tipi psicologici attraverso studi psicogenetici su gemelli omozigoti - , i dati di cui disponiamo indicano che:
- la somiglianza tra due individui geneticamente identici è poco superiore alla somiglianza tra due individui estranei che sono vissuti in un ambiente simile;
- il coefficiente di ereditabilità della maggior parte dei tratti è < 30%, mentre solo per alcuni di essi (stile di reazione passivo/proattivo allo stress,tradizionalismo, dominanza sociale) è 50< CE > 58%.
La maggior parte dei tratti di personalità, pur potendo avere una base biologica-costituzionale, è fortemente modellata dall’interazione con l’ambiente.
La teoria di Ippocrate
V e IV sec. A C. Ippocrate di Cos, Corpus Hippocraticum
La Teoria ippocratica è anch’essa difficilmente riducibile allo schematismo illustrato precedentemente, in quanto deriva dalla pratica medica pre-scientifica attraverso la formulazione di leggi generali sul funzionamento dell’organismo, considerato come una totalità unitaria in rapporto con l’ambiente.
Ippocrate elabora una teoria razionale analogica sulla personalità fondata sul parallelismo mondo-uomo:
Mondo: le diverse regioni della Terra (poli, equatore, deserti, praterie ecc.) hanno caratteristiche diverse perché costituite da differenti composizioni dei 4 elementi fondamentali (aria, acqua, terra, fuoco)
Uomo: i diversi individui hanno caratteristiche di personalità diverse perché costituiti da differenti combinazioni dei 4 umori fondamentali (bile nera, bile bianca, linfa, sangue).
A seconda che prevalga l’uno o l’altro dei 4 umori, possono essere individuati 4 tipi principali di personalità (melanconico, collerico, flemmatico, sanguigno).
I tipi puri sono rari e sono invece molto numerose le tipologie miste.
I tratti non rappresentano necessariamente il fenotipo comportamentale, ma le tendenze innate che possono o meno manifestarsi a seconda dell’ambiente e delle circostanze.
Una riformulazione più recente della teoria di Ippocrate è stata elaborata da Pavlov.
Sulla base dei dati rilevati dagli studi sul condizionamento, Pavlov ha osservato l’influenza delle caratteristiche costituzionali dei cani nel determinare la diversità nella velocità e nell’accuratezza delle loro risposte agli stimoli.
Facendo riferimento ai quattro temperamenti indicati da Ippocrate, Pavlov ha descritto 4 diversi tipi di cani a seconda delle loro reazioni agli stimoli ambientali e delle supposte caratteristiche del SN di cui esse sarebbero state l’espressione (forza, equilibrio, mobilità):
* il tipo collerico ha un SN forte ma squilibrato,
* il flemmatico ha un SN forte ma equilibrato e poco mobile,
* il sanguigno ha un SN forte, equilibrato e mobile,
* il melanconico ha un SN debole.
In questa riformulazione, l’accentuazione degli elementi costituzionali e biologici del temperamento è mitigata dal riconoscimento dell’importanza che le influenze ambientali e, quindi, i processi educativi possono avere nel modellamento delle diverse caratteristiche del comportamento e della personalità.
La teoria di F. Gall
Tra le teorie basate sull’analisi delle corrispondenze tra caratteristiche somatiche e caratteristiche della personalità, quella elaborata da Francs Gall si concentrava sulle corrispondenze tra la struttura dell’encefalo/forma del cranio e le caratteristiche del carattere.
Essendo il carattere un’espressione della fisiologia cerebrale e il cervello la sede di queste funzioni fisiologiche, è possibile rintracciare delle corrispondenze tra le circonvoluzioni del cervello e 27 principali facoltà psicologiche (es.: orgoglio, vanità, cautela, senso della proprietà, facoltà di distinguere e riconoscere parole, persone…).
Sulla base di questo assunto, egli elaborò la frenologia = disciplina e metodologia diagnostica secondo cui le corrispondenze tra le circonvoluzioni cerebrali e le 27 facoltà psicologiche coincidono con le corrispondenze tra le prominenze del cranio che equivalgono alle circonvoluzioni e le facoltà psicologiche che lì risiedono.
Studiando le prominenze del cranio sarebbe stato possibile individuare le facoltà psicologiche predominanti in ogni individuo.
La frenologia non ha alcuna validità scientifica ed è stata unanimemente rifiutata a livello internazionale già da tempo.
È rimasto valido per molto tempo, però, l’assunto di base circa l’esistenza di una corrispondenza tra caratteristiche somatiche e caratteristiche di personalità.
La teoria di Sheldon
Questo stesso assunto è alla base della Teoria di Sheldon secondo la quale esisterebbe una corrispondenza tra la configurazione delle caratteristiche della costituzione fisica (=il somatotipo) e le caratteristiche del comportamento, quindi della personalità degli individui.
Attraverso la tecnica fotografica e la misurazione delle caratteristiche somatiche, Sheldon individuò tre somatotipi “puri” aventi specifiche caratteristiche fisiche e personologiche:
SOMATOTIPI CARATTERISTICHE SOMATICHE CARATTERISTICHE PERSONOLOGICHE
ENDOMORFI Forme arrotondate, sviluppo del bacino Affettivamente instabili, poco reattivi, tenaci
MESOMORFI Forme squadrate, sviluppo del torace, muscolosi ed atletici Volitivi, dominanti, amanti del rischio, competitivi
ECTOMORFI Gracili e di aspetto fragile, sviluppo degli arti rispetto al tronco Riflessivi, sensibili, introversi.
Gli studi più recenti documentano una scarsa correlazione tra somatotipo e personalità, per cui non si può ritenere che le caratteristiche somatiche siano un fattore determinante lo sviluppo delle differenze individuali di personalità.
È invece del tutto verosimile che possedere alcune caratteristiche fisiche piuttosto che altre influenzi ed orienti in una certa direzione sia la percezione di sé che il modo di rapportarsi agli altri e il modo in cui gli altri ci percepiscono, finendo con l’influenzare in modo sistematico le esperienze di relazione interpersonale e le percezioni di sé che ne derivano.
LE TEORIE COMPORTAMENTISTE
Gli studiosi comportamentisti della prima generazione hanno rifiutato di approfondire l’indagine sulla personalità in quanto costrutto psicologico complesso non riducibile al paradigma S-R, difficilmente definibile da un punto di vista operativo, non osservabile direttamente, né riproducibile in laboratorio.
Piuttosto che parlare di personalità, i comportamentisti preferiscono fare riferimento a costrutti teorici quali “stili di reazione” agli stimoli ambientali: secondo questi studiosi, ciascun individuo ha un suo particolare stile di reazione agli stimoli ambientali, uno schema generale di risposta comportamentale che deriva dalla particolare serie di apprendimenti e condizionamenti che egli ha potuto sperimentale e che è indipendente da tendenze o predisposizioni innate di qualsivoglia natura (Skinner, 1938).
L’interesse per la personalità è, dunque, del tutto secondario rispetto a quello per le influenze ambientali che appaiono le vere determinanti del comportamento: la stabilità delle caratteristiche comportamentali nello stesso individuo non dipenderebbe tanto da caratteristiche interne al soggetto, ma dalla somiglianza delle situazioni ambientali in cui esso viene elicitato, rinforzato e prodotto.
Per la nuova generazione di comportamentisti (1920-1930), la personalità si configura essenzialmente come costellazione di abitudini
lo studio della formazione della personalità viene a coincidere con lo studio della formazione delle abitudini,
le caratteristiche di personalità sono riconducibili alle differenti abitudini apprese attraverso i meccanismi del condizionamento.
Anche schemi comportamentali complessi e stabili possono essere appresi tramite il semplice meccanismo del condizionamento operante, ad esempio nel caso dei comportamenti socialmente desiderabili e apprezzati che vengono appresi tramite il processo dell’apprendimento imitativo (Watson).
In questo senso, tutte le elaborazioni dei comportamentisti di prima e seconda generazione sulle differenze individuali della personalità e del carattere sono TEORIE AMBIENTALISTE o SITUAZIONISTE in quanto:
• ritengono che la personalità sia il risultato delle influenze esercitate dall’ambiente sull’individuo,
• sono focalizzate sulle caratteristiche delle situazioni ambientali in cui si esprimono i comportamenti e vengono apprese le abitudini.
I comportamentisti di ultima generazione, meno radicali e più aperti all’uso di costrutti ipotetici non direttamente misurabili, introducono concetti quali “determinismo triadico reciproco”, “apprendimento sociale”, “rinforzo vicario” e “percezione di auto–efficacia” che - seppure riconducibili ai principi del condizionamento operante e pur continuando ad attribuire alle influenze ambientali un ruolo importante - sono meno riduttivi e meglio in grado di spiegare l’origine delle differenze individuali di personalità.
Questi studiosi danno vita ad un nuovo paradigma scientifico detto socio-cognitivismo secondo cui lo sviluppo e il funzionamento della personalità sono da comprendersi nel quadro di un reciproco determinismo traiadico tra persona, ambiente e condotta.
Bandura con il modello di “determinismo triadico reciproco” introduce una maggiore complessità nello schematismo semplicistico delle origini, secondo cui le caratteristiche del comportamento erano la diretta conseguenza delle stimolazioni ambientali A C.
Secondo il modello dell’interazionismo triadico reciproco, il comportamento non solo è influenzato dall’ambiente, ma interagendo con esso lo influenza a sua volta (AC); inoltre, il comportamento non è una diretta conseguenza delle sole stimolazioni ambientali, ma è influenzato anche dalle caratteristiche della personalità dell’individuo che lo realizza (PC) e, a sua volta, contribuisce ad influenzare la personalità stessa (P C).
In sintesi,
A = Ambiente
C= Comportamento P=Personalità
Il modello del determinismo triadico reciproco consente di superare definitivamente la controversia tra innatisti sostenitori della teoria dei tratti (PC) e ambientalisti/situazionisti sostenitori del primato dell’ambiente sulla determinazione della condotta (AC e A P):
le caratteristiche della personalità non sono più ricercate in qualcosa di ereditato che si sottrae all’azione che l’ambiente esercita nel corso dello sviluppo, né in una serie di influenze ambientali che agiscono indipendentemente da un potenziale individuale: eredità e ambiente contribuiscono insieme e in modo interattivo nel determinare la personalità degli individui; la personalità degli individui, inoltre, è in grado di influenzare attivamente e continuativamente il proprio agire e l’ambiente in cui esso si realizza.
Apprendimento sociale
Rinforzo vicario
Auto-efficacia percepita: fiducia nelle proprie capacità di poter organizzare efficacemente una serie di azioni volte al raggiungimento di un obiettivo; le specifiche convinzioni che un soggetto ha sulle proprie possibilità di padroneggiare e superare con successo determinate prove.
( Per approfondimenti, vedi p 455-456 Moderato Rovetto).
GLI ORIENTAMENTI RECENTI
Oggi appare in larga misura superata la controversia tra innatisti sostenitori del primato dei tratti e ambientalisti/situazionisti sostenitori del primato ambientale nella determinazione della personalità.
Il problema centrale che si pone allo studioso della personalità è chiarire come il processo di influenzamento reciproco tra persona e ambiente regola il comportamento, modificando il comportamento stesso e la personalità della persona che lo realizza.
Gli orientamenti recenti della psicologia della personalità, quindi, adottano una prospettiva complessa e interazionista attraverso la quale indagare i complessi processi evolutivi e i meccanismi psico-sociali che contribuiscono allo sviluppo della personalità individuale.
Quest’ultima viene descritta come organizzazione stabile e coerente di tratti, intesi come le modalità di sentire, pensare e agire proprie del soggetto, coerenti con la sua storia di vita, che fanno da sfondo alle sue condotte personali, agli stili cognitivi, alle strategie motivazionali, alle costellazioni emotivo-affettive, agli stili d’interazione/relazione interpersonale attraverso cui egli si rapporta attivamente con il mondo.
Aldilà di questi principi comunemente condivisi, ancora oggi sono molte le prospettive di studio sulla personalità; diversamente che in passato, tuttavia, la diversità non si traduce in antagonismo, ma viene riconosciuta come elemento di arricchimento conoscitivo in un ambito d’indagine così complesso, quale è quello dello studio sulla personalità, che richiede una pluralità di livelli e di metodi d’analisi.
Da un punto di vista metodologico, gli orientamenti attuali tendono a proporre uno studio della personalità basato sull’osservazione globale della stessa nelle sue diverse manifestazioni comportamentali.
Viene definita “valutazione clinica della personalità” (clinical personalità assessment) il processo di raccolta di informazioni sul sistema di personalità di un individuo.
OBIETTIVO: comprensione accurata, globale e articolata del sistema di personalità.
UTILITA’: formulazione di una prognosi o pianificazione di un intervento.
PROPRIETA’: * attività di tipo scientifico procedere sistematico
sistema convenzionale di comunicazione
* teoria di riferimento
* metodologia di riferimento coerente con la teoria
* tecniche e strumenti di rilevazione dei dati
TECNICHE DI RILEVAZIONE DEI DATI: * colloquio clinico
* test di personalità
IL COLLOQUIO CLINICO.
Il colloquio clinico è una tecnica d’osservazione e di studio del funzionamento psicologico del soggetto che utilizza il rapporto interpersonale quale contesto e strumento d’indagine.
SCOPO: DIAGNOSTICO: raccogliere informazioni sulla personalità del soggetto per giungere ad una sua comprensione globale
PROGNOSTICO: elaborare previsioni circa l’evoluzione del sistema di personalità dell’individuo o di suoi eventuali psicopatologie
TERAPEUTICO: motivare e lavorare al cambiamento di aspetti della personalità disturbanti o disfunzionali.
PECULIARITA’ DELLA TECNICA D’OSSERVAZIONE: oltre a fornire informazioni (come anche i test, i resoconti autobiografici ecc. fanno), consente la conoscenza diretta della dinamica interpersonale usata dal soggetto. Infatti, il colloquio è già di per sé una situazione psico-sociale in cui prendono forme modalità d’interazione/relazione indicative delle personalità delle due persone in esso implicate.
PRESUPPOSTO FONDAMENTALE: i tratti (intesi come configurazioni cognitive, affettive, comportamentali, interattivo-relazionali) rilevati nel soggetto in occasione del colloquio possono essere riferiti ad ambiti più vasti e rilevanti del suo comportamento e della sua personalità.
Tuttavia, la situazione del colloquio non permette di manifestare tutte le disposizioni, i tratti e i ruoli psicosociali assimilati. Pertanto, l’esaminatore - consapevole di vedere il soggetto in una condizione limitata e artificiosa e consapevole della naturale tendenza a generalizzare all’intera personalità aspetti limitati del comportamento – dovrà formulare sempre ipotesi interpretative sulla personalità del paziente, da sottoporre costantemente a falsificazione attraverso l’assunzione di ulteriori informazioni che possano o meno consentire l’elaborazione di ipotesi interpretative ugualmente plausibili.
M. Sellini Palazzoli “L’ipotesi in quanto tale non è né vera, né falsa ma solo più o meno utile”: essa è plausibile, non vera, e può essere cambiata nel tempo da punti di visita alternativi.
ATTEGGIAMENTO DEL CLINICO: * Atteggiamento sperimentale aperto alla possibilità del
cambiamento dell’ipotesi interpretativa.
* Ricerca di una coerenza interna nella descrizione della personalità del soggetto attraverso l’analisi delle informazioni raccolte.
* Ascolto empatico
* Astensione dal giudizio morale.
I TEST DI PERSONALITA’.
I test di personalità sono tecniche d’indagine volte ad individuare e misurare/classificare specifici aspetti della personalità normale o patologica del soggetto.
TEST DI PERSONALITA’ OGGETTIVI: inventari di personalità, questionari costituiti da decine/centinaia di domande-prove-stimolo strutturate e chiare (items) che rilevano la presenza e l’intensità di specifici tratti o caratteristiche di personalità.
MMPI
16PF
CPI
TEST DI PERSONALITA’ PROIETTIVI: strumenti d’indagine psicologica che prevedono la presentazione di stimoli poco strutturati, ambigui o incompleti, non defnibili in modo univoco che il soggetto in esame deve interpretare o completare.
PRESUPPOSTO FONDAMENTALE: meccanismo della proiezione: le risposte del soggetto di fronte ad uno stimolo ambiguo sono la proiezione di contenuti e significati che derivano dall’inconscio del soggetto stesso.
Questi non sono dei test psicometrici in senso stretto in quanto non forniscono un punteggio o una misura oggettiva, ma una risposta da osservare e valutare; sono pertanto dei reattivi mentali che forniscono informazioni qualitative da categorizzare e analizzare.
RORSCHACH
TAT
CAT
BLACKY PICTURES
ORT
TEST GRAFICI
TEST DI COMPLETAMENTO
Gli orientamenti più attuali sono concordi nel ritenere che uno sviluppo adeguato della personalità è il risultato di un’evoluzione equilibrata della sfera cognitiva, di quella emotiva e delle modalità d’interazione-relazione con l’ambiente interpersonale del soggetto.
Quando i processi evolutivi non si configurano in modo equilibrato, è possibile che la personalità si strutturi in senso patologico e che venga compromessa la capacità dell’individuo di adattarsi all’ambiente.
In abito psicopatologico, vengono definiti disturbi ella personalità le disposizioni inadeguate del carattere o degli stili di reazione che comportano disagio o sofferenza sia per gli individui che li posseggono che per coloro che gli sono vicini.
CARATTERISTICHE: * caratterizzano stabilmente la personalità per tutto l’arco della vita del soggetto
* sono, in genere, poco sensibili al trattamento psicologico o psichiatrico
* si classificano facendo riferimento alla caratteristica saliente della caratteropatia.
TIPOLOGIE: DISTURBO PARANOIE DI PERSONALITA’
DISTURBO SCHIZOIDE DI PERSONALITA’
DISTRURBO ISTRIONICO DI PERSONALITA’
SOCIOPATIA
Fonte: www.opsonline.it