Bergeret (1996) nello studio della personalità normale e patologica introduce il concetto di struttura. Ciascun individuo possiede una struttura, ciascuno di noi ha un nucleo, una modalità d’essere, uno stile di vita, una tipologia psicologica che lo caratterizza.
Bergeret ipotizza tre nuclei essenziali: un nucleo nevrotico, un nucleo psicotico e un nucleo che possiamo definire al limite. Il nucleo nevrotico richiama la parola nevrosi, cioè i disturbi psichici che riguardano i conflitti, le paure, i dubbi, le angosce. Il nucleo psicotico richiama la parola psicosi, una patologia più grave rispetto alla nevrosi infatti, in termini psichiatrici, riguarda la perdita dell’esame di realtà e una perdita parziale o totale della capacità di relazionarsi alli altro. Il nucelo al limite si colloca e metà strada rispetto ai precedenti.
Queste tre strutture costituiscono una sovrastruttura che ha la capacità di adattarsi al mondo; secondo Bergeret una persona normale è caratterizzata da una serie di meccanismi adattivi che permettono la capacità di condividere con altri i propri vissuti e la propria esistenza.
La patologia, invece, subentra quando avvengono un evento traumatico, una serie di microtraumi, esperienze particolari, esperienze di separazione, la fine di una relazione che sosteneva la sovrastruttura adattiva, che vanno a rompere queato equilibrio d’adattamento e che favoriscono l’emergere di ciò che costituisce il nucleo nevrotico, psicotico o al limite di ciascun individuo. Questo è ciò che avviene quando ad esempio una persona, licenziata dal lavoro, “impazzisce” e viene ricoverata ain un’ospedale psichiatrico, oppure si suicida; probabilmente questo era il contenuto del suo nucleo psicotico e quando il trauma del licenziamento ha rotto questa sovrastruttura adattiva è emerso in superficie.
Secondo Bergeret la differenza di personalità non è altro che il percepire il nucleo originario, il nucleo strutturale, che caratterizza ciascun individuo. La struttura normale è quindi una sovrastruttura, ma le diverse strutture che le caratterizzano presentano nuclei diversi a seconda degli individui; in altre parole esistono molteplici nuclei strutturali che cosituiscono molteplici sovrastrutture “normali”.
Le strutture nevrotiche in cui l’istanza dominante è il SuperIo, sono la struttura ossessiva e quella isterica, che a sua volta si diferenzia in angoscia e conversione; le strutture psicotiche, in cui è predominate l’Es, sono di tipo paranoico, melanconico e schizofrenico; le strutture al limite, incentrate sull’Ideale dell’Io, riguardano i caratteri narcisistici.
La patologia delle strutture narcisistiche si manifesta attraverso disturbi nell’area del Sé, in cui sono centrali temi quali autostima, potenza e vergogna. Bergeret, in linea con quanto sostenuto da Kohut, afferma che il Novecento ha segnato il passaggio da una cultura di tipo moralistico dominata dal tema della colpa, ad una società incentrata sull’apparenza, l’esibizionismo e la grandiosità: la “cosiddetta cultura del narcisismo” (Lasch, 1979).
Questo passaggio implica il proliferarsi di disturbi di tipo narcisistico, disturbi legati quindi alla regolazione dell’autostima che spesso possono essere confusi con disturbi depressivi di tipo nevrotico, ma che, secondo Bergeret, non sono altro che l’atra faccia della medaglia del narcisismo: vuoto, noia, depressione vs potenza, trionfo, esibizionismo e grandiosità.
I temi che caratterizzano i disturbi e le strutture narcisistcihe sono dominati da angoscie di tipo pre-Edipico, profonde ed esistenzaili, che originano da livelli aracaici e primitivi dello sviluppo libidico e pulsionale dell’individuo, quali: la perdita dell’oggetto d’amore (ansia di separazione), l’angoscia persecutoria e l’angoscia di disintegrazione. Ferite narcisistiche, provocate da frustrazioni ambientali (relazionali e non) provocano il riemergere di queste angoscie arcaiche e primitive che irrompono nell’inidivduo e che possono portare ad un’episocio psicotico o alla frammentazione del Sé (psicosi conclamata di tipo depressivo) e quindi a comportamenti istintuali e pulsionali non più mediati da strutture quali Io e Super-io.
E’ proprio questo il passaggio all’interno del quale può collocarsi il fatto reato, in cui un’azione criminale che trae origine dalla pulsione aggressiva sollecitata da una ferita narcisistica, può rappresentare un tentativo di fronteggiare l’angoscia profonda di frammentazione del Sé, ed un tentativo di affermarsi, di sentirsi vivo e di poter dire “esisto ancora”.
Il percorso indicato da Bergeret rispetto ai disturbi narcisistici è il seguente:

Bergeret individua, inoltre, diverse sottocategorie rispetto ai caratteri narcisistici: il carattere abbandonico, il carattere del predestinato, il carattere narcisistico-fobico, il carattere fallico, il carattere depressivo, il carattere ipocondriaco, il carattere psicastenico, il carattere psicopatico e il carattere ipomaniacale. Li analizzeremo in rapporto alle dinamiche motivazionali che possono tradursi in azioni aggressive e quinid nel compimento del fatto reato.
Il carattere abbandonico: la perdita dell’oggetto domina questo tipo di struttura, in essa si distunguono tre caratteristiche primarie: l’angoscia abbandonica, la non-valorizzazione e l’aggressività reattiva. Un individuo con questo tipo di struttura prova difficoltà ad affermarsi, dubita di se stesso (bassa autositma) e della possibilità di essere amato (non-valorizzazione) e prova intensa rabbia espressa attarverso l’aggressività, concepita come una rivendicazione rispetto alle frustrazioni passate; infliggere agli altri le stesse frustrazioni rimane uno scopo ricercato e al tempo stesso proibito; può accadere però che tale proibizione viene a mancare sotto la spinta di un’aggressività troppo elevata, in questo caso l’inibizone comportamentale viene a cadere e il soggeto può passare all’azione.
Altro scopo dell’aggressività è quello di dominare l’oggetto per impedire un possibile abbandono e far sì che possa rimanere vicino e assolvere ad una funzione rassicurante. Anche in questo caso però una “minima mancanza” affettiva percepita dal soggetto può scatenare un vissuto ostile e concretizzarsi in azioni aggressive che prescindono dai legami passati o dalla ragionevolezza del’avvenire; in altre parole anche una minima frustrazione, non percepita come tale però dal soggetto, può portarlo ad aggredire una persona anche molto cara, arrivando, in casi estremi, ad ucciderla per “tenerla vicino”. Il primo omicidio compiuto dal serial killer Jeffry Dahmer può essere spiegato da questo tipo di dinamica, egli infatti confessò di aver uccisio mosso dalla paura di perdere quella persona, per far sì che potesse rimanere sempre lì con lui. Si può dire che in qualche modo tali soggetti non hanno ancora raggiunto la “costanza dell’oggetto d’amore”, o per dirla in termini della teoria dell’attaccamento non avendo interiorizzato figure d’attaccametno che svolgono funzione di base sicura, tali individui temono continuamente di essere abbandonati e che la seprazione momentanea da altri significativi rasppresenti sempre un addioe porti quidni alla frammentazione del Sé.
Il carattere del predestinato: in qesuto tipo di struttura si manifesta quella che reud chiamò “coazione a ripetere”, una manifestazione della pulsione di morte. Tali soggetti proiettano all’esterno la propria pulsione aggressiva, e tendono a ripetere vissuti spiacevoli con lo scopo di controllare in qualche modo la realtà esterna, perché il non conrollarla e il far emergere contenuti rimossi ancor più spaventosi sarebbe intolerabile. Spesso questi soggetti compiono azioni autolesive, masochistiche e autopunitive.
Il carattere narcisistico-fobico: in questa struttura l’inibizione dell’ambivalenza dipendenza-aggressione domina le dinamiche interne e relazionali. Tali soggetti hanno paura d’aver paura e si relazionano con continui atteggiamenti di sfida che tengono a distanza l’altro, e con comportamenti controlanti nei confronti diegli oggetti controfobici con cui si identificano.
Il carattere fallico: individui con questo tipo di struttura sono dominati dal tema della competizione, il carattere fallico, che spesso si manifesta con un omosessualità attiva, rappresenta una difesa contro la sottostante depressione, da cui fuggono continuamente e che talvolta però può emergere con conseguenze psicopatologiche e comportamentali anche molto gravi.
Il carattere depessivo: tale struttura presenta tematiche arcaiche pregenitali che si manifestano sotto forma di fissazioni orali ed erotismo orale, che il soggetto utilizza difensivamente per proteggersi dalla profonda depressione che lo caratterizza.
Il carattere ipocondriaco: in questa struttura il soggetto ritira gli investimenti libidici dall’oggetto esterno per riversarli sul proprio corpo, in modo da poter controllare la pulsione aggressiva colpevolizzando la “malattia” vissuta come oggetto cattivo persecutore; talvolta il soggetto può arrivare a compiere azioni autopunitive verso la parte del corpo vissuta come oggetto esterno persecutore.
Il carattere psicastenico: questa struttura fzniona in modo simile alle personalità ossessive, la differenza sostanziale è che l’iposessualità la rigidità morale, ecc., non vengono controllate dal Super-io (che risulta scarsamente integrato) ma da l’ideale dell’Io dei genitori stessi.
Il carattere psicopatico: tale struttura è dominata dal tema dell’asocialità:; individui con questa struttura sono alla ricerca continua dell’attenzione dell’oggetto d’amore dal quale si sentono dimenitcati e mal amati; la pulsione aggressiva quinid diviene il mezzo per richiamare l’oggetto damore e per rivenidcare l’amore non avuto; in altre parole sono mossi da un eccesso affettivo e da un’instabilità emozionale. E’ facile intuire come questo tipo di struttura possa rappresentare il sostrato ideale per un comportamento aggressivo e per il passaggio al compimento del fatto reato. Tali soggetti infatti spesso compiono azioni violente ed aggressive mosse da una forte pulsione sadico-orale aggressiva, la cui scarica rappresenta la più alta fonte di soddisfazione. Talvolta i comportamenti aggressivi possono essere autodiretti e portare al suicidio, in linea con la sottostante struttura depressiva che caratterizza sempre i tratti narcisistici.
Il carattere ipomaniacale: tale struttura è incentrata sull’attività agita in modo difensivo per fuggire dalla forte depressione sottostante. Tali soggetti vivono una sessualità intensa e si impegnano in diverse attività che fungono da difese contro il vuoto depressivo. Talvolta la depressione può prendere il sopravvento e tradursi in un carattere maniaco-depressivo.
Da: studiopsicologia.com
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